Zugliano, una tavolozza di ville rurali e borghi di charme
Focus
Zugliano è un paese della tre anime, rappresentate dal centro e dalle frazioni di Grumolo Pedemonte e Centrale, le cui storie presentano straordinarie peculiarità e sono testimoniate dal patrimonio architettonico e paesaggistico che oggi potete ancora apprezzare.
Il territorio di Zugliano fu certamente abitato in epoca preistorica. La particolare conformazione geomorfologica favorì infatti i primi insediamenti umani. Negli ultimi anni gli sporadici ritrovamento di frammenti ceramici, di utensili e di selci lavorate risalenti forse all'età del Bronzo, nella zona pianeggiante delle Pescare e in quella collinare di San Biagio e delle Larghe, hanno avvalorato quella che sembrava essere solo un'ipotesi, anche se solo ulteriori ricerche scientifiche potranno dare le prime concrete risposte. Anche nel periodo romano la zona pedemontana vicentina fu sicuramente abitata come dimostrano i recenti ritrovamento a Sarcedo e a Thiene, ma anche le interessanti scoperte di pavimentazioni e oggetti tardo-romani nei pressi della chiesa di Santa Maria di Zugliano. Il ruolo decisivo e la spinta fondamentale nell'opera di regolamentazione fondiaria, è certamente opera dei Benedettini che a partire dai secoli VII-VIII d.C., bonificarono la pianura paludosa e disboscarono le prime alture collinari, mentre la parte più elevata delle colline delle Bregonze rimase a bosco ancora per molti secoli, almeno fino al secolo XVII.
Grumolo Pedemonte, il cui toponimo rimanda probabilmente a un insieme di piccole colline (grumi) ai piedi del monte, è sorge in una posizione amena e riparata, spalleggiata dalle Bregonze.
A Grumolo Pedemonte i documenti testimoniano la presenza di una chiesa e forse di un monastero dedicati a Sant’ Anastasia, alle dipendenze dell'antica abbazia di Sesto al Reghena, un tempo esistente presso il torrente lgna nella pianura e di una chiesa dedicata a Sant’Andrea nelle colline. L'affascinante mistero di secoli e secoli di storia è invece racchiuso tra le mura e nel sito della chiesa di San Biagio, antica parrocchiale di Grumolo, risalente a prima dell'anno Mille e sicuramente il monumento più antico ancora esistente nelle Bregonze, come testimonia anche una pietra decorata di origine longobarda scoperta recentemente nella chiesa. La chiesa di San Biagio, nominata già nel 1100, perdette di importanza a favore della nuova chiesa di Santa Maria Maddalena, edificata più tardi, e divenne un eremo nei secoli XVII e XVIII.
Nei secoli di governo della Repubblica Veneta la bellezza dei luoghi e l'abbondanza dei raccolti agricoli favorì gli investimenti in zona delle famiglie nobili vicentine che edificarono le ville e organizzarono il territorio rurale. Il comune rurale di Grumolo Pedemonte, fondato nel Trecento regolò la vita della comunità civile fino agli inizi dell’Ottocento, quando il suo destino si unì a quello di Centrale e di Zugliano.
La prima memoria storica in cui si fa il nome Centrale, il cui nome pare significare "centro della valle" o derivare da “Cinterale", nome della famiglia che qui aveva il suo feudo, risale in un atto del 1088. Nel corso dei secoli si ritrovano poi notizie sul feudo di Centrale (1293) e sulla chiesa di san Clemente (1297). In un atto rogato nel 1315, si fa menzione della presenza di un castello nel territorio comunale di Centrale.
Si trattava di un castello di dimensioni modeste. Quando Centrale passò sotto il dominio delle Serenissima, venne fatto dipingere a simbolo di fedeltà il leone alato di San Marco e, a fianco ben visibile, sopra un cocuzzolo, una possente torre: dunque nei primi anni del Quattrocento, a testimonianza che in quel periodo il castello doveva ancora esistere. Con l'avvento al potere di Napoleone Bonaparte ed il successivo Trattato di Campoformio (1796) con cui l'Imperatore francese consegnò all’Austria buona parte dei territori un tempo appartenuti a Venezia l'Austria apportò notevoli cambiamenti alla struttura geo-politica dell'ex Repubblica veneta, spostando i confini e introducendo nuovi criteri nella formazione dei comuni. Fu infatti con decreto imperiale del 1816 che Centrale, insieme con Grumolo Pedemonte, scomparirono come comuni indipendenti per unirsi a Zugliano a formare l’attuale comune di Zugliano. L’ampio territorio di Zugliano, situato sulla destra del torrente Astico, si estende dalla cima meridionale delle colline delle Bregonze ai piedi delle colline di Sarcedo, in località “Pescare”, dove fino a qualche decennio fa la a pianura era ancora un acquitrino.
Il punto più alto del paese è il Monte di Valle (m. 345), mentre la sua parte pianeggiante di origine alluvionale e segue il corso del torrente Igna, che nasce nel comune di Carrè e che, dopo aver toccato Centrale e Grumolo Pedemonte, prosegue verso il territorio di Sarcedo.
Durante la Prima Guerra mondiale, proprio le Bregonze fecero da riparo al territorio di Zugliano, che non subì bombardamenti e che accolse anche profughi provenienti da Chiuppano e Carrè nelle più vicine frazioni di Centrale e Grumolo. Nel corso della Seconda Guerra mondiale fu invece sede di un presidio tedesco, ma anche centro nevralgico della Resistenza.
Il clima mite favorisce da sempre l’orticoltura e la coltivazione di vitigni e uliveti che abbelliscono il paesaggio collinare e si inframezzano ed aree boscose dove prevalgono il carpino nero, la robinia, il frassino e la roverella. Il toponimo Zugliano Molto probabilmente deriva proprio dal nome proprio latino Iulianum, cioè fundus Julii o Julianus, che sta a significare podere di Giulio o di Giuliano.
L’origine e la tradizione rurale di Zugliano e delle sue frazioni è inequivocabile: accanto alle coltivazioni, nei secoli scorsi si era sviluppata l'allevamento del bestiame bovino per la produzione di carni e per la produzione lattiero-casearia. Tuttavia, l’emancipazione economica della zona si ebbe grazie alla prima industrializzazione della seconda metà dell’Ottocento, con la nascita di manifatture tra cui la Cartiera Nodari (1866), la fabbrica dei cascami di seta "Pfeffer" (1869), il lanificio Zironda (1872).
Il più recente proliferare di imprese artigiane ed industriali operanti in svariati settori, dopo il triste flusso emigratorio del Dopoguerra, ha permesso a Zugliano di diventare uno dei centri più rilevanti dell’Alto Vicentino non solo da un punto di vista economico, ma anche culturale, grazie ad un’attenta politica di riqualificazione di spazi sociali e di investimenti in iniziative di spessore.
Luoghi
Via Villa,
Zugliano
Villa Giusti Del Giardino-Suman
Villa Giusti-Suman sorge sul versante meridionale delle colline delle Bregonze, sul “colle del Castello”, a poca distanza dal centro di Zugliano. E’ uno degli edifici più iconici del paese sia per la posizione panoramica che per il suo valore artistico, legato all’architettura della sua facciata e al ciclo di affreschi che adorna il piano nobile. Questa dimora signorile è stata realizzata probabilmente nel XV sec. dalla nobile famiglia Zoiano. Dopo diversi passaggi di proprietà, compresa quella dei Barbieri (1643-1711) che si presume ne promossero la struttura complessiva e le decorazioni, divenne proprietà dei Giusti del Giardino-Suman (1843-1939), poi della vicina Parrocchia di San Zenone (1939-1989) ed infine del Comune di Zugliano.
Villa Giusti-Suman sorge sul versante meridionale delle colline delle Bregonze, sul “colle del Castello”, a poca distanza dal centro di Zugliano. E’ uno degli edifici più iconici del paese sia per la posizione panoramica che per il suo valore artistico, legato all’architettura della sua facciata e al ciclo di affreschi che adorna il piano nobile. Questa dimora signorile è stata realizzata probabilmente nel XV sec. dalla nobile famiglia Zoiano. Dopo diversi passaggi di proprietà, compresa quella dei Barbieri (1643-1711) che si presume ne promossero la struttura complessiva e le decorazioni, divenne proprietà dei Giusti del Giardino-Suman (1843-1939), poi della vicina Parrocchia di San Zenone (1939-1989) ed infine del Comune di Zugliano.
L'aspetto esteriore della villa suggerisce che l'attuale edificio sia il risultato di modifiche e ampliamenti della struttura originaria: oggi ritroviamo una villa dalla forma una forma allungata e simmetrica con una facciata in cui si apre un portone e che è abbellita da fasce colorate e da decorazioni che contornano le finestre, sopra le quali sono visibili timpani sormontati da figure umane sdraiate. Sulla sommità della facciata sono poste sette statue, raffiguranti le allegorie dei Mestieri, intervallate da decorazioni in pietra.
La villa si sviluppa su quattro piani di cui uno seminterrato ed un granaio.
Il piano nobile, composto di cinque sale, si presenta interamente affrescato e decorato, sia nelle sale nobili, sia nelle aree di servizio quali le scale e i vani laterali di accesso. Le cinque sale sono suddivise in diverse tematiche: il Salone della Genesi, la Sala della Musica (o della Gerusalemme Liberata), la Sala delle Fontane, la Sala delle Divinità Olimpiche (o delle Quattro Stagioni) e, infine, la Sala dei Cavalieri. Recentemente è stato riscoperto un piccolo ambiente che doveva essere, in origine, una piccola cappella privata: qui è stato scoperto un lacerto d'affresco raffigurante una Pietà ad opera del pittore zuglianese Pietro Tiso.
Il corpo centrale comunica per mezzo di una scalinata con l’attuale giardino in cui era situato il cortile.
La Villa costituisce la parte padronale di un complesso architettonico più ampio, di cui oggi rimane un edificio rustico, sapientemente restaurato ed oggi adibito a centro culturale, una seconda barchessa contrapposta alla prima, demolita negli anni Sessanta dello scorso secolo, ed il ricordo di una corte completamente cinta da mura.
La Villa oggi è una location destinata a eventi culturali; le visite al sito sono curate dalla Pro Loco di Zugliano.
Per maggiori info: www.villagiustisuman.it
Via Villa,
Zugliano
Chiesa di San Zenone
Sempre sul “colle del Castello”, toponimo che fa supporre l’antecedente presenza di una fortificazione medievale, sorge la chiesa parrocchiale di Zugliano. La sua prima attestazione, che la dice in precarie condizioni, risale ad un testamento del 1429. L’edificio subì nel corso del secolo importanti interventi architettonici, tanto da essere definita “di nuova edificazione” nel 1488. Verso la fine del Cinquecento il titolo di parrocchiale passò dalla pieve di Santa Maria a questa chiesa, stabilendone la definitiva centralità di culto nel paese. A partire dalla seconda metà del Seicento essa conserva, in un apposito altare, una reliquia di Sant’Antonio di Padova, donata alla Comunità e al Comune nel 1656.
Sempre sul “colle del Castello”, toponimo che fa supporre l’antecedente presenza di una fortificazione medievale, sorge la chiesa parrocchiale di Zugliano. La sua prima attestazione, che la dice in precarie condizioni, risale ad un testamento del 1429. L’edificio subì nel corso del secolo importanti interventi architettonici, tanto da essere definita “di nuova edificazione” nel 1488. Verso la fine del Cinquecento il titolo di parrocchiale passò dalla pieve di Santa Maria a questa chiesa, stabilendone la definitiva centralità di culto nel paese. A partire dalla seconda metà del Seicento essa conserva, in un apposito altare, una reliquia di Sant’Antonio di Padova, donata alla Comunità e al Comune nel 1656. Una terza chiesa in stile neoclassico sostituì le precedenti due sul finire dell’Ottocento. Il nuovo edificio venne innalzato su progetto dell’ing. Romano Dal Maso di Thiene a partire dal 1886. La costruzione e la decorazione durò parecchi anni e si concluse con la costruzione del campanile nel 1932 e della facciata nel 1946.
All’interno, oltre all’Arca del Santo custodita in un altare che imita l’omonimo padovano, si conservano alcune tele seicentesche e settecentesche, una delle quali attribuita ad Alessandro Maganza.
Via Marconi
/Piazza Zugliano,
Zugliano
Ex scuola elementare
Il lato meridionale della Piazza Zugliano è limitato dal monumento ai Caduti, inaugurato nel 1923, e dal Municipio. Il lato settentrionale è delimitato dal grande edificio dell’ex scuola elementare, inaugurata il 7 Novembre del 1937 su progetto dell’ing. Adelchi Zuccato di Thiene.
Un giornale dell’epoca, “La vedetta fascista”, così descriveva l’edificio:”L’architettura è semplice e la bella facciata esposta a mezzogiorno è dominata da una torre, che s’innalza a ripiani, sulla cui cima è una lunga asta di acciaio per la bandiera”.
Dal 1946 la scuola è intitolata ad Alfredo Fabris, partigiano ventenne ucciso il 27 Aprile del 1945, Medaglia d’argento al valore militare della resistenza.
Attualmente l’edificio è sede della Biblioteca civica e di varie associazioni.
Via Fermo,
Zugliano
Pieve di Santa Maria
La pieve di Santa Maria è una chiesa risalente a prima dell’anno Mille. Il titolo di “pieve” significa “chiesa matrice di altre chiese” ed ha il privilegio di conservare il fonte battesimale. Il primo documento in cui la Pieve viene nominata risale al 1297, in un elenco delle Rationes decimarum vaticane, i resoconti delle decime.
Nel Quattrocento infatti alla pieve era soggetta sia la vicina chiesetta di San Fermo, ora distrutta, che la chiesetta di San Pietro in Sodo, ancora esistente nelle prime colline di Sarcedo.
La pieve di Santa Maria è una chiesa risalente a prima dell’anno Mille. Il titolo di “pieve” significa “chiesa matrice di altre chiese” ed ha il privilegio di conservare il fonte battesimale. Il primo documento in cui la Pieve viene nominata risale al 1297, in un elenco delle Rationes decimarum vaticane, i resoconti delle decime.
Nel Quattrocento infatti alla pieve era soggetta sia la vicina chiesetta di San Fermo, ora distrutta, che la chiesetta di San Pietro in Sodo, ancora esistente nelle prime colline di Sarcedo.
A seguito degli ultimi restauri, sono venuti alla luce molti affreschi di origine duecentesca e trecentesca nascosti sotto l’intonaco, che ricoprono le pareti della navata e del presbiterio, e le fondamenta dell'antica abside, rivolta ad oriente come le chiese più antiche. In particolare si è potuto valutare appieno la bellezza dell'affresco quattrocentesco con la Madonna in trono tra le Sante Chiara e Marta di Betania, attribuito alla scuola di Michelino da Besozzo, un maestro del gotico internazionale. Infine, da un sondaggio nel pavimento, sono stati ritrovate delle tessere di mosaico bianche e nere. Furono anche fatte alcune ipotesi sul tipo di struttura abitativa in seguito al ritrovamento di resti di tegole, lampade e fibule: si pensò ad una cappella gentilizia di un patrizio romano convertitosi al cristianesimo o di un tempio cristiano costruito sopra a un precedente tempio pagano.
All'esterno si può apprezzare il fascino antico dell'edificio con le pareti in pietra a vista e il semplice ma suggestivo campanile.
Purtroppo l'immagine interna di questa antichissima chiesetta è sfalsata dalla presenza di un apparato architettonico inserito negli anni Venti dello scorso secolo con il soffitto che ha ricoperto le capriate lignee e che ha visto l’innalzamento di 1,5 metri delle pareti per l'inserimento dei lunettoni. Rimarchevoli rimangono l'altare maggiore in legno con colonne scanalate e l'altare laterale dedicato a San Rocco (inizialmente dedicato a Santa Teresa).
Tutta la proprietà della chiesa è cinta da un muro che un tempo racchiudeva il cimitero parrocchiale. Molto sentita è la devozione alla Madonna addolorata che risale alla metà del Seicento con la costituzione della “Confraternita dell'abitino nero” ad opera dell'Arciprete del tempo Lazzaro Lazzaroni. Da allora ogni anno si svolge una processione tra i campi nel periodo primaverile, in concomitanza con la quarta domenica di Quaresima. Nei giorni precedenti la festa, gli abitanti della contrada abbelliscono la zona piantando fusti sempreverdi e ricoprendo la chiesetta e il campanile con bandierine di carta colorata. Un tempo, nel giorno della festa, un tempo il baldacchino ligneo con le splendide decorazioni e con la "Madonna vestita" veniva portato a braccia dai ragazzi "coscritti" che nell'anno partiranno per il servizio di leva.
Via Cavajon,
Grumolo Pedemonte,
Zugliano
Barco Maddalena
Il complesso conosciuto con il nome di Barco Maddalena, dal nome di uno dei proprietari, è un classico esempio di architettura rurale del territorio vicentino. Esso è composto da un corpo centrale, la vecchia torre colombara, affiancato da due barchesse. II barco doveva essere già costruito nel XVI secolo, forse come complesso dominicale dei conti Cavaggioni, visti i caratteri architettonici della breve facciata d'angolo tra via Palù e via Cavajon. L'intero complesso compare in una mappa di Grumolo del 1673. Il complesso del barco dopo le famiglie Cavajon, Vecchia e Maddalena, è passato in proprietà alla famiglia Dal Ferro di Thiene.
Il complesso conosciuto con il nome di Barco Maddalena, dal nome di uno dei proprietari, è un classico esempio di architettura rurale del territorio vicentino. Esso è composto da un corpo centrale, la vecchia torre colombara, affiancato da due barchesse. II barco doveva essere già costruito nel XVI secolo, forse come complesso dominicale dei conti Cavaggioni, visti i caratteri architettonici della breve facciata d'angolo tra via Palù e via Cavajon. L'intero complesso compare in una mappa di Grumolo del 1673. Il complesso del barco dopo le famiglie Cavajon, Vecchia e Maddalena, è passato in proprietà alla famiglia Dal Ferro di Thiene.
Il Barco si trova lungo la Strada Provinciale che collega Zugliano a Thiene, all'altezza dell'incrocio che porta a Centrale.
Via Castelliero,
Grumolo Pedemonte,
Zugliano
Villa Vecchia Maddalena
La villa Vecchia Maddalena fu edificata nell'ultimo decennio del Settecento dalla famiglia del nobile Angelo Vecchia, il quale che aveva acquistato un bellissimo poggio panoramico di proprietà del Monastero di San Bartolomeo di Vicenza. Questa altura naturale, chiamata il “Castelliero” a ricordo della ubicazione di una probabile opera di fortificazione, era occupata da una costruzione utilizzata come monastero e foresteria, a cui si accedeva mediante una strada, ora dismessa, facilmente ricostruibile nel suo andamento sulla collina. Non ci è dato di sapere quanto i nuovi edifici della villa abbiano utilizzato le murature esistenti.
La villa Vecchia Maddalena fu edificata nell'ultimo decennio del Settecento dalla famiglia del nobile Angelo Vecchia, il quale che aveva acquistato un bellissimo poggio panoramico di proprietà del Monastero di San Bartolomeo di Vicenza. Questa altura naturale, chiamata il “Castelliero” a ricordo della ubicazione di una probabile opera di fortificazione, era occupata da una costruzione utilizzata come monastero e foresteria, a cui si accedeva mediante una strada, ora dismessa, facilmente ricostruibile nel suo andamento sulla collina. Non ci è dato di sapere quanto i nuovi edifici della villa abbiano utilizzato le murature esistenti. È facilmente intuibile, invece, che fu necessario un consistente investimento economico non solo per la costruzione della villa ma soprattutto per le opere di terrazzamento e di contenimento realizzate. Si accede alla villa mediante una strada che inizia con un portone a due pilastri di pietra massicci e si inerpica sulla collina. Per entrare nella corte interna bisogna oltrepassare un portone con arco a tutto sesto sulla cui chiave è scolpito lo stemma nobiliare della famiglia Vecchia. La villa si compone di un corpo padronale dalla forma semplice e compatta, con il prospetto principale ad ovest scandito da una trama di finestrature rettangolari, perfettamente simmetriche, e concluso da un frontone triangolare a timpano con un disegno a fresco al centro rappresentante un cigno. Sul timpano vi sono poi alcuni vasi ornamentali in pietra. Il corpo padronale della villa è articolato in due piani nobili con stanze molto alte, collegati da una monumentale scalinata che porta anche al granaio. Vi è inoltre un piano adibito a locali di servizio sullo stesso livello del giardino all'inglese ancora esistente e in cui si segnala la presenza di alberi e arbusti di una certa rarità botanica. Molto interessante è la barchessa con portico, stalle, fienile e abitazione del gastaldo, il cui prospetto principale, a sud, è scandito da sette archi a tutto sesto e soprastanti aperture a oculo. Degna di nota è la splendida pavimentazione del portico con corsie in lastre di pietra di Asiago e salizo in ciottoli di fiume a disegno di diverso colore. Del complesso faceva parte anche un oratorio privato, nominato nelle visite pastorali dei vescovi padovani e soppresso intorno al 1870, quando fu trasferita una statua della Madonna da questo oratorio alla cappella del Carmine in Santa Maria Maddalena di Grumolo. Tra il 1887 e il 1896 la villa passò in proprietà alla famiglia di Domenico Maddalena, uno dei primi sindaci del comune di Zugliano, la cui famiglia, poi trasferitasi a Roma, ne conservò la proprietà fino a qualche anno fa.
Durante la prima guerra mondiale la villa divenne sede di un ospedaletto da campo inglese, come è testimoniato anche dalle scritte sulle porte in lingua inglese che indicavano le destinazioni.
La villa si trova lungo la Strada Provinciale che collega Zugliano a Thiene, all'altezza, poco dopo il Centro sportivo comunale, sulla sinistra.
Via Chiesa,
Grumolo Pedemonte,
Zugliano
Villa Terzo-Bassi
La villa Terzo-Bassi di Grumolo Pedemonte è un esempio di quella civiltà veneta che in cinque secoli ha dato alla Serenissima un numero straordinario di ville.
Venne costruita nella seconda metà del Cinquecento dalla nobile famiglia Terzo di Vicenza.
L’edificio si presenta compatto, a pianta quadrata con un tetto a due spioventi, la facciata è orientata a Sud ed è caratterizzata da un portico a tre archi con al piano superiore una loggia architravata di due luci affiancata da finestre centinate. La facciata è inoltre arricchita da cinque statue settecentesche.
La villa Terzo-Bassi di Grumolo Pedemonte è un esempio di quella civiltà veneta che in cinque secoli ha dato alla Serenissima un numero straordinario di ville.
Venne costruita nella seconda metà del Cinquecento dalla nobile famiglia Terzo di Vicenza.
L’edificio si presenta compatto, a pianta quadrata con un tetto a due spioventi, la facciata è orientata a Sud ed è caratterizzata da un portico a tre archi con al piano superiore una loggia architravata di due luci affiancata da finestre centinate. La facciata è inoltre arricchita da cinque statue settecentesche.
L’interno della Villa è ancora conservato nelle sue articolazioni originarie con due piani nobili molto alti con soffitto a travature. In una sala del piano terra si può notare uno splendido camino cinquecentesco in pietra con cappa in legno.
Originariamente la villa doveva consistere in tre livelli di due stanze passanti per piano che davano, e danno, all'edificio una forma compatta con tetto a due falde simmetriche. In una mappa dell'archivio privato della famiglia G. Maddalena di Roma del 1673, è abbozzata la proprietà della famiglia Terzo con la casa dominicale del sig. Francesco Terzo; malgrado la villa appaia appena delineata si può comunque intravedere la disposizione perpendicolare del corpo padronale e dei rustici con la corte ben delineata da un muro di recinzione.
La famiglia Terzo di Vicenza, che edificò la villa, ne detenne la proprietà fino al Settecento, quando subentrò la famiglia Monza, sempre di Vicenza. Alla fine del XVIII secolo quando fu acquistata da Gio. Batta Fabretti. La famiglia Fabretti probabilmente non risedette mai nella villa che fu invece affittata nel 1788 a Gregorio Bassi e ai suoi figli, Antonio e Andrea, di Grumolo Pedemonte. Nel 1800 dopo la morte di Gregorio, l'affitto fu trasferito al figlio di lui, Antonio, che abitava nella villa, per una durata di anni 21 e cioè fino al 1821, visto il buon comportamento di Antonio Bassi. Nel Catasto Austriaco del 1843 la proprietà della villa risulta essere della famiglia Bassi, la quale tra il 1850 e il 1860 ingrandì la villa nel lato nord per creare nuovi spazi abitativi. Alla morte di Antonio Bassi, avvenuta a Verona il 6 maggio 1869, la sua proprietà passò, per disposizione testamentaria, al Comune di Zugliano.
La villa e il lascito Bassi sono amministrati dalla Fondazione Bassi e l’edificio, restaurato tra il 1992 e il 2000, è oggi sede di un ristorante.
La villa si trova lungo la Strada Provinciale che collega Zugliano a Thiene sulla destra nei pressi della Chiesa Parrocchiale di Grumolo Pedemonte.
Via Asiago, 19
Grumolo Pedemonte,
Zugliano
Casa della Associazioni
(ex scuola elementare)
La piazza di Grumolo, situata lungo via Asiago, è composta dalla “Casa del Comune”, costruzione ingentilita da una loggia al piano nobile.
L’edificio principale della piazza è la scuola intitolata ad Antonio Bassi, il primo sindaco di Zugliano dopo l’Unità d’Italia. L’edificio fu costruito agli inizi del Novecento e concluso nel 1916 su progetto dell’ing. Adelchi Zuccato di Thiene. Ospitava sia le scuole maschili che femminili. Attualmente è sede di associazioni di volontariato.
All’esterno si trova il monumento ai Caduti, inaugurato nel 1922, che in origine era all’interno del cortile scolastico.
Via Chiesa 6,
Grumolo Pedemonte,
Zugliano
Chiesa di S. M. Maddalena
L’attuale chiesa parrocchiale di Grumolo Pedemonte, dedicata a santa Maria Maddalena, sorge sul sito di un precedente oratorio privato edificato nel Quattrocento sotto la stessa invocazione da Nicolò Mainenti di Vicenza. I discendenti ne mantennero la proprietà fino all’inizio del Seicento quando la Comunità chiese la possibilità di ingrandire l’edificio. I lavori furono eseguiti tra il 1621 e il 1629 e al loro termine la chiesa divenne la nuova parrocchiale del paese. Tra Seicento e Settecento l’interno venne arricchito con altari e tele dipinte. Nell’Ottocento la struttura necessitò di alcuni lavori di risanamento; in quell’occasione venne demolito il vecchio campanile addossato al muro orientale e sostituito nel 1863 da quello esistente. La chiesa assunse l’aspetto attuale negli anni Venti del Novecento quando si volle allungarne la pianta e darle una nuova architettura ispirata ai modelli gotici.
Via Vignaletti, 1
Centrale,
Zugliano
Casa Porcastri
Dalla piazza di Centrale a 200 metri a sinistra sulla strada per Carrè, lungo via Vignaletti, sorge Casa Porcastri, ora della famiglia Faccin. Questo complesso rurale è appartenuto alla nobile famiglia vicentina dei Porcastri a partire dal sec. XV fino all’inizio dell’XIX. Il Pagliarino, nelle sue Cronache di Vicenza, parla del casato Porcastri come di una famiglia antica e stimata nella città di Vicenza. È Pietro di Matteo Porcastri il primo possessore di beni a Centrale, nel 1421. Egli fa dono alla chiesa di San Clemente di un crocefisso in legno di tiglio nel 1442, come riporta l'iscrizione sullo stesso. Successivamente, Giovanni di Pietro Porcastri nel testamento redatto nel 1582 dal notaio Lorenzo Crivellari, chiede di essere sepolto nella tomba di famiglia presso la chiesa di San Michele.
Dalla piazza di Centrale a 200 metri a sinistra sulla strada per Carrè, lungo via Vignaletti, sorge Casa Porcastri, ora della famiglia Faccin. Questo complesso rurale è appartenuto alla nobile famiglia vicentina dei Porcastri a partire dal sec. XV fino all’inizio dell’XIX. Il Pagliarino, nelle sue Cronache di Vicenza, parla del casato Porcastri come di una famiglia antica e stimata nella città di Vicenza. È Pietro di Matteo Porcastri il primo possessore di beni a Centrale, nel 1421. Egli fa dono alla chiesa di San Clemente di un crocefisso in legno di tiglio nel 1442, come riporta l'iscrizione sullo stesso. Successivamente, Giovanni di Pietro Porcastri nel testamento redatto nel 1582 dal notaio Lorenzo Crivellari, chiede di essere sepolto nella tomba di famiglia presso la chiesa di San Michele.
Del fabbricato con annessi rustici abitato dai Porcastri, rimangono solo pochi elementi artistici e architettonici: lungo via Vignaletti, c’è il portone di ingresso originario, con grosse cornici in pietra grezza, al quale sono stati tolti i gradini che lo precedevano. Sopra questo è posto, in pietra, lo stemma nobiliare dei Porcastri - uno scudo tripartito con tre maiali - che riporta incisa la data MCCCCLXXXI (1481). Alla sinistra della porta, in alto, una nicchia con un affresco rappresentante la Madonna con il Bambino; sopra questa una decorazione dipinta con lo stemma di casa Porcastri e la data 1708. Nel lato posteriore dell'attuale edificio, in alto a sinistra, un'altra arma dipinta a fresco in cui si riconosce la marca parlante dei nobili Porcastri.
Centrale,
Zugliano
Corte Faccin
Corte Faccin è un complesso rurale di epoca Settecentesca situato a Centrale, già ben definito nel catasto Napoleonico. Delle vecchie strutture rimangono ancora in piedi alcuni edifici adibiti ad abitazione situati lungo via piazza, le porcinaie e i portici situati ad est della corte.
Della zona a Nord e Nord-Ovest Purtroppo rimangono solo i ruderi di quello che fino al 1949 erano la casara, le stalle dei buoi, dei cavalli e delle vacche.
Corte Faccin è un complesso rurale di epoca Settecentesca situato a Centrale, già ben definito nel catasto Napoleonico. Delle vecchie strutture rimangono ancora in piedi alcuni edifici adibiti ad abitazione situati lungo via piazza, le porcinaie e i portici situati ad est della corte.
Della zona a Nord e Nord-Ovest Purtroppo rimangono solo i ruderi di quello che fino al 1949 erano la casara, le stalle dei buoi, dei cavalli e delle vacche.
Sono ancora ben visibili le strutture dette “labi”, che servivano ad abbeverare animali e uomini, collegati ad un pozzo ancora in parte attivo
Tutto il cortile è selciato, con le strutture idrauliche in pietra interrate e ancora parzialmente funzionanti.
Via Piazza,
Centrale,
Zugliano
Chiesa di San Clemente
L'attuale chiesa parrocchiale di Centrale, dedicata a san Clemente, risale alla metà dell'Ottocento. Il parroco don Marco Oro fece abbattere quella bassomedievale, che era stata più volte rimaneggiata e ritenuta inadeguata dai Visitatori.
All'interno si possono ammirare i dipinti parietali di Domenico Puppin di Schio (1861-1940) e nel retro dell'altare, un quadro del Maganza della prima metà del Seicento, con raffigurato San Clemente, Vescovo e martire.
L'attuale chiesa parrocchiale di Centrale, dedicata a san Clemente, risale alla metà dell'Ottocento. Il parroco don Marco Oro fece abbattere quella bassomedievale, che era stata più volte rimaneggiata e ritenuta inadeguata dai Visitatori.
All'interno si possono ammirare i dipinti parietali di Domenico Puppin di Schio (1861-1940) e nel retro dell'altare, un quadro del Maganza della prima metà del Seicento, con raffigurato San Clemente, Vescovo e martire.
L'opera con maggiore rilevanza artistica e storica è il Crocifisso di tiglio, insieme unico e raro di scultura e pittura sacra, realizzata per il volere di Pietro del fu Matteo Porcastri che riporta, ai piedi della croce, sotto il teschio di Adamo, la data di realizzazione e lo stemma della famiglia committente.
Il Crocifisso risulta un lavoro di bottega, infatti intaglio e supporto appartengono allo stesso momento esecutivo. Capolavoro di scultura, è attribuito al maestro Antonino da Venezia, uno scultore molto attivo a quel tempo.
Nella cappella dei Santi è conservata un’importante collezione di reliquie provenienti dallo scomparso monastero camaldolese di Rua nelle Bregonze.
Per decenni, i monaci avevano raccolto circa novecento reliquie di santi (martiri, vergini, pontefici) e le avevano poste in un prezioso reliquiario, dal quale ottenevano conforto nelle malattie, nelle attività dei campi, in ogni vicenda della vita. Particolarmente preziose sono le sedici reliquie della Passione del Cristo che sono conservate separatamente.
Via Codalunga
/Via Piazza, Centrale,
Zugliano
Villa Thiene-Ronzani
Questo edificio, in stile neogotico, si trova all'incrocio fra le antiche via Codalunga e via Piazza, in prossimità della chiesa parrocchiale di Centrale. Nel XIX secolo, la famiglia Castellani, effettuò un restauro radicale di un manufatto con barchessa già di proprietà della nobile Celenia Thiene, come risulta da una mappa dei Beni inculti del 1649, quando la masseria era rappresentata da un lungo edificio con porticato e corte ben delimitati e circondata da mura. Nel 1828 la villa apparteneva ad Orazio Castellani del fu Giovanni Battista la cui famiglia ne mantenne il possesso per tutto l'Ottocento.
Questo edificio, in stile neogotico, si trova all'incrocio fra le antiche via Codalunga e via Piazza, in prossimità della chiesa parrocchiale di Centrale. Nel XIX secolo, la famiglia Castellani, effettuò un restauro radicale di un manufatto con barchessa già di proprietà della nobile Celenia Thiene, come risulta da una mappa dei Beni inculti del 1649, quando la masseria era rappresentata da un lungo edificio con porticato e corte ben delimitati e circondata da mura. Nel 1828 la villa apparteneva ad Orazio Castellani del fu Giovanni Battista la cui famiglia ne mantenne il possesso per tutto l'Ottocento.
Il prospetto principale è caratterizzato dal lieve aggetto di un piccolo avancorpo centrale e dalla ricchezza dei particolari decorativi. Il doppio ordine di finestre, in stile gotico con arco acuto e pennacchio, presentano dei profili in pietra di ottima fattura. La stessa maestria di esecuzione è rilevabile nella cornice del sottotetto ad archi trilobati caratterizzati dal felice chiaroscuro dei pieni e dei vuoti e soprattutto nel coronamento dell'avancorpo mediano con la cornice sommitale che assomiglia ad un merletto. Nella facciata principale il sottotetto ricorda la moda veneziana, così come il balconcino che si apre sulla strada.Attualmente la villa è di proprietà della Famiglia Ronzani la quale ha riportato allo splendore originario le decorazioni a rombi esterne che coprono l’intero edificio uno stemma nobiliare raffigurante una torre.
Via San Rocco,
Centrale,
Zugliano
Oratorio della Madonnetta
Questa piccola chiesa, denominata anche della Beata Vergine della Neve, sorse nella seconda metà del Cinquecento per devozione dopo l’apparizione della Madonna a Simone il Gobbo, abitante della contrada centralese e da anni paralitico, affinché si recasse a Thiene per testimoniare la veridicità dell’apparizione avvenuta nel 1530 su di un olmo a tre pastorelle di quella villa.
La chiesetta è nominata con l’intitolazione Maria Beata per la prima volta nel protocollo della visita diocesana pastorale del 1587.
Quest'oratorio fu costruito molto probabilmente dal Comune di Centrale sulla scia dell’entusiasmo e della devozione della costruzione della chiesetta dell'Olmo da parte del Comune di Thiene.
Questa piccola chiesa, denominata anche della Beata Vergine della Neve, sorse nella seconda metà del Cinquecento per devozione dopo l’apparizione della Madonna a Simone il Gobbo, abitante della contrada centralese e da anni paralitico, affinché si recasse a Thiene per testimoniare la veridicità dell’apparizione avvenuta nel 1530 su di un olmo a tre pastorelle di quella villa.
La chiesetta è nominata con l’intitolazione Maria Beata per la prima volta nel protocollo della visita diocesana pastorale del 1587.
Quest'oratorio fu costruito molto probabilmente dal Comune di Centrale sulla scia dell’entusiasmo e della devozione della costruzione della chiesetta dell'Olmo da parte del Comune di Thiene. Nella visita pastorale del 1602 viene registrata una credenza popolare, ritenuta una superstizione e perciò stimmatizzata dal visitatore: l'usanza delle donne di portare un pugno di sale a titolo di oblazione. Il vescovo si preoccupò di fare diventare il sacello una piccola chiesetta ed ordinò in tal senso che si costruisse il frontespizio ed una apertura circolare, ad occhio, ben proporzionata e munita di inferriata. Nel Seicento l'oratorio fu visitato dal vescovo padovano, nel 1614, che registrò ancora la titolazione a Santa Maria e il nome popolare della Madoneta, che pertanto è molto antico. Altre notizie sull'oratorio ci vengono fornite dalla visita vescovile del 1634, quando l'edificio viene definito "celletta", titolato a San Valentino e San Leonardo, e si notò che la facciata era ancora aperta, anche se vi era installato un cancello di legno di protezione con una porta munita di spranga e chiave. All'interno l 'edificio conteneva un altare in legno dipinto con mensa in pietra, con una pala con la Beata Vergine col Bambino, San Valentino sul lato destro e San Leonardo sul lato sinistro.
Il Faccioli, nel suo Musaeum lapidarium riporta una iscrizione presente all’interno della chiesa che testimonia di un successivo ampliamento compiuto nel 1699 dal parroco di Centrale, Girolamo Turco. Probabilmente, mediante tale intervento, venne aggiunto lo spazio del presbiterio e la chiesa venne alzata di circa un metro. L'altare di cui riferisce il Faccioli è, con ogni probabilità, lo stesso altare con la mensa marmorea, altarino con colonne lignee scanalate e pala del Maganza che ancora si può ammirare. La tela dell'altare, del 1613, rappresenta la Madonna seduta col Bimbo e ai lati i Santi Valentino e Leonardo. Il parroco don Girolamo Turco morì nel 1724 e fu sepolto proprio nella chiesetta come testimonia il sepolcro al centro della navata. Pure ivi sepolto, secondo la propria volontà testamentaria, fu d. P. Nardelli morto nel 1751. Il parroco di Centrale lasciò un legato di due campi e mezzo per la costruzione delle balaustre policrome che separano l'aula del presbiterio che ancora si possono ammirare. Del campanile si parla la prima volta nei documenti nel 1888, anche se fu costruito almeno un secolo prima, dato che le campane sono datate 1766, e portano la seguente iscrizione "Opus Vincentj Canton 1766". Nel 1966 furono eseguiti alcuni lavori nella chiesetta con il rifacimento del coperto fatiscente della navata sostituito da un solaio e rifatti completamenti gli intonaci esterni.
Dopo il restauro del 1996-98, emerse da sotto l'intonaco una Madonna con bambino che con lo sguardo sembra guardare la casa di Simone, situata a sinistra della chiesetta e tuttora esistente.
Sull'altare c'è una pala del Maganza (1613) che ritrae San Valentino e San Leonardo in contemplazione della Vergine.
Sopra l'arco del presbiterio ci sono due affreschi: uno con San Bonaventura e uno con San Francesco nell'atto di ricevere le stimmate.
Via San Rocco,
Centrale,
Zugliano
Villa Rospigliosi
La villa è posta sulla collina del Castel San Rocco, sopra Centrale, nel sito un tempo occupato dalla chiesetta di San Rocco. La chiesa apparteneva ai padri Camaldolesi dell'Eremo di Rua che nel 1601 si trasferirono da Centrale a Carrè. Con il decreto napoleonico del 28 aprile 1810 i beni della Confraternita passarono al Demanio per essere rivenduti a privati cittadini. La chiesetta di San Rocco, non venendo riscattata, andò lentamente in rovina. Nel 1906 la proprietà fu acquistata dall'allora proprietario Bortolo Scapin di Centrale dalla famiglia inglese degli Haseltine, da anni residente in Italia, per la figlia Mildred.
La villa è posta sulla collina del Castel San Rocco, sopra Centrale, nel sito un tempo occupato dalla chiesetta di San Rocco. La chiesa apparteneva ai padri Camaldolesi dell'Eremo di Rua che nel 1601 si trasferirono da Centrale a Carrè. Con il decreto napoleonico del 28 aprile 1810 i beni della Confraternita passarono al Demanio per essere rivenduti a privati cittadini. La chiesetta di San Rocco, non venendo riscattata, andò lentamente in rovina. Nel 1906 la proprietà fu acquistata dall'allora proprietario Bortolo Scapin di Centrale dalla famiglia inglese degli Haseltine, da anni residente in Italia, per la figlia Mildred. Mildred Haseltine aveva sposato, nell'aprile del 1904, il principe Ludovico Rospigliosi, acquisendo così il titolo nobiliare. La proprietà della villa passò successivamente, con il terreno ad essa annesso, alla ditta Grendene di Thiene che la rivendette alla Congregazione Religiosa del Fratelli delle Scuole Cristiane. Nel 1960 la Congregazione si trasferì a Bassano e cedette la villa alla Congregazione Femminile delle Pie Discepole del Divin Maestro per esercizi spirituali, con il nome di Casa del Divin Maestro.
Dall'edificio costruito ai primi del Novecento non rimane nessuna traccia dopo il restauro totale eseguito nel 1929, nel quale si provvide a cingere la villa e alcuni annessi rustici con una muratura merlata che richiama quella del Castello Colleoni di Thiene.
La facciata principale ha una impostazione simmetrica, con ingresso centrale affiancato da tre finestre per lato. Queste aperture si ripetono al piano superiore assieme ad un poggiolo che forma un piccolo porticato per l'ingresso sottostante. Le finestre presentano una cornice realizzata in mattoni con davanzale in pietra.
Il prospetto sul giardino non presenta caratteri architettonici particolari, se non nell'elemento a torre posto verso sinistra. Entrambe le facciate erano pittoricamente decorate con disegni e trame geometriche ora in parte scomparse. Molto curati sono gli apparati decorativi, gli arredi e in modo particolare i componenti metallici delle inferriate e del lampadario del portico.
Molto ricco di piante e arbusti, anche di una certa rarità, il bosco impiantato nel 1908.
Attività
Lentezza e spiritualità nella natura: a soli due passi dai centri abitati potete defilarvi e farvi trasportare indietro nel tempo, subendo il fascino d’antan di eleganti dimore e facendovi conquistare dall’autenticità della religiosità popolare.
San Biagio
La perla delle Bregonze
Dalla Chiesa di Grumolo Pedemonte prendete Via Chiesa per poi percorrere Via San Biagio: si entra così in uno dei luoghi più suggestivi delle Bregonze: l’incantevole borgo di San Biagio. Situato in una riva della collina del “Castello”, circondato da filari di cipressi, coltivazioni di ulivi e boschi di ippocastani, sorge il Borghetto San Biagio, incantevole e panoramico relais immerso in un paesaggio che richiama la "Tuscany holiday".
Imboccando la strada sterrata dell’Anello n. 8 delle Bregonze, in meno di un chilometro giungerete al defilato oratorio di San Biagio.
Dalla Chiesa di Grumolo Pedemonte prendete Via Chiesa per poi percorrere Via San Biagio: si entra così in uno dei luoghi più suggestivi delle Bregonze: l’incantevole borgo di San Biagio. Situato in una riva della collina del “Castello”, circondato da filari di cipressi, coltivazioni di ulivi e boschi di ippocastani, sorge il Borghetto San Biagio, incantevole e panoramico relais immerso in un paesaggio che richiama la "Tuscany holiday".
Imboccando la strada sterrata dell’Anello n. 8 delle Bregonze, in meno di un chilometro giungerete al defilato oratorio di San Biagio.
Questa chiesetta, definita la “perla delle Bregonze”, è sorta dopo il Mille sotto il colle del Castello. L’indagine archeologica del 2016 ha confermato l’antichità dell’edificio con il ritrovamento di monete circolanti tra il XII e il XV sec. e di ceramiche dell’età Medioevale; nel 1980-82 fu ritrovata, casualmente, una pietra lavorata di probabile origine longobarda o comunque alto medioevale.
E’ stata nominata per la prima volta in un documento scritto nei resoconti delle decime papali ("Rationes decimarum") nel 1297, come “ecclesia S. Blasii de Grumolo” e, successivamente, nel 1361, nel testamento di un tal Bartolomeo del fu Guglielmo. La chiesa era allora cappella della pieve di Santa Maria di Thiene e divenne autonoma tra il Trecento e il Cinquecento quando fu concessa la possibilità di battezzare in parrocchia (il fonte battesimale risale alla metà del Quattrocento).
Una lapide ricorda il momento della sua consacrazione da parte del Vescovo padovano Pietro Barozzi avvenuta nel 1503.
Mantenne il titolo di parrocchiale fino ai primi decenni del Seicento e poi, per più di un secolo, fu sede di eremiti.
L’anatomia dei volumi attuali in stile tardo romanico si può far risalire dal Trecento alla fine del Cinquecento.
Il prospetto principale si caratterizza per le due porte d’ingresso ai lati della nicchia tombale un tempo totalmente affrescata.
In alto s’erge la torre campanaria con le finestre ad arco acuto. Il campanile dalla pianta quadrata, è accessibile utilizzando una vecchia scala in legno a pioli.
L’interno è costituito da un soffitto con le cinque capriate in legno e l’interno è decorato con un ciclo di affreschi su parete, sul presbiterio e sull’abside eseguiti dal XIII sec. al XV sec.
Sono visibili ancora alcuni affreschi datati dal 1320 al 1350: le tre figure di San Biagio, San Giacomo e Sant’Antonio Abate raffigurati nella parte sud vicino all'altare. Gli affreschi della parete nord invece sono posteriori e rappresentano San Rocco e di San Bernardino da Siena, in atteggiamento di preghiera verso la "Madonna in Trono con il Bambino".
Suggestivi sono anche il quadro di “Madonna con il Bambino" ex-voto di qualche nobile famiglia, l’affresco del "Cristo Risorto" di pittore ignoto e figura del "Cristo Morto". Sopra l'arco absidale, sono raffigurati il Padre eterno racchiuso in un cerchio e L’Annunciazione
Il gioiello di questa chiesa è il polittico Quattrocentesco attribuito al grande pittore veneziano conosciuto come il “maestro del dossale Correr”. Quest’opera è costituita da una cornice dorata e cuspidata di forma tardogotica, suddivisa in sette scomparti con al centro la statuetta lignea di San Biagio e ai lati sei tavolette di squisita fattura dipinte su fondo oro. L’originale si trova nella Chiesa parrocchiale di Grumolo Pedemonte, mentre qui a San Biagio è possibile vedere la copia.
Sulla parete nord, vi è anche un piccolo altare del 1871 dedicato alla Madonna della Salute.
Fermatevi anche a vedere la piccola cappella esterna all’Oratorio con la sua scena affrescata della Crocefissione con la Madonna, la Maddalena ai piedi della croce, Sant'Anastasia e San Pietro, riportata alla luce dopo il restauro del 1981-83.
Per maggiori info:
https://chiesasanbiagio.com
Alla scoperta delle dimore rurali