Chiuppano, sulle tracce dell’archeologia naturalistica e industriale
Focus
L’archeologia è di casa a Ciupan - così viene denominato il paese di Chiuppano in dialetto veneto -, partendo dai ritrovamenti romani fino ad arrivare a quelli fossili.
Questo antico fundus Cleppianus era localizzato in una posizione strategica in corrispondenza con la parte della vallata da cui si diparte la pista per l'Altopiano e verso l'Alta Valle dell'Astico. In epoca romana il passaggio era probabilmente dotato di passerelle in legno, più volte ricostruite nei secoli, che probabilmente sorgevano in corrispondenza dell'attuale ponte in muratura. Chiuppano era dunque uno dei punti di sosta per i viandanti prima dell’imbocco dell’insidiosa Valdastico.
Nel 917 imperatore Berengario donò al vescovo Sibicone di Padova il territorio compreso tra la riva sinistra dell'Astico e quella destra del Brenta, incluso l'Altopiano di Asiago, in cambio dell’impegno a costruire castelli e opere di difesa contro le incursioni degli Ungari. Inoltre una parte del territorio di Chiuppano apparteneva ancora al monastero di San Felice di Vicenza.
A Chiuppano dunque c’era un castello, forse derivato dal rafforzamento di una precedente fortificazione romana. Oggi non vi è più alcuna traccia: probabilmente fu distrutto a seguito degli scontri tra vicentini e padovani, di cui fu teatro il paese durante il XIV secolo: le guerre culminarono col passaggio del territorio vicentino agli Scaligeri. Oggi la memoria di questa fortificazione nel toponimo "il Castello", che indica il colle sul quale era eretta la chiesa dedicata a San Daniele.
Nella notte dei tempi si perdono anche i litigi con il confinante paese di Caltrano per la divisione delle montagne Paù, Zovo, Becco, Beccaria, Anguon, così come la convivenza con il paese di Carrè non ebbe sempre un corso sereno. Nel 1337, durante la dominazione scaligera, il territorio di Chiuppano fu sottoposto, sotto l'aspetto amministrativo, al Vicariato civile di Thiene fino sino alla fine del XVIII secolo.
Nel 1404 passò sotto la Repubblica di Venezia fino all’avvento del dominio napoleonico nel 1797. Tra il 1808 e il 1813 Chiuppano e Carrè divennero frazioni di Piovene fino al 1814 quando sotto il dominio austriaco il paese di Carré divenne autonoma, ma Chiuppano vi rimase legato come frazione fino al marzo 1911.
Fatto curioso è che, a più di cento anni di distanza, si è iniziato a riparlare di unire le due municipalità col nome di Colbregonza, ma col referendum del 16 dicembre 2018 i chiuppanesi hanno rigettato la possibile unione, nonostante i due Comuni condividano diverse attività.
Nel 1866 tutto il Veneto, compreso quindi il territorio di Chiuppano, fu annesso al Regno d'Italia.
Prima della Prima Guerra Mondiale Chiuppano ospitò il 72º e il 79º Reggimenti di Fanteria che poi occuparono il Pasubio, e durante il conflitto, sotto la minaccia della Strafexpedition il paese venne sgomberato: tutto il territorio per giorni fu sottoposto a cannoneggiamenti e distruzioni: la ferrovia ed i depositi delle munizioni furono il bersaglio delle artiglierie nemiche poste ad Arsiero, sul Cimone e sul Cengio. La popolazione rientrò nelle proprie case il 1 luglio 1917 per poi esser di nuovo profuga, come altre della zona, nel mese di novembre. In questo periodo le colline delle Bregonze vennero fortificate e presidiate da oltre 25000 unità di truppe inglesi. Finita la guerra, a Chiuppano fu eretto l'arco del trionfo all'ingresso del cimitero per ricordare i 32 caduti. L’avvento della Seconda Guerra Mondiale interruppe un periodo di sviluppo del paese portando nuovi lutti: bombardamenti prima e rastrellamenti poi, durante la Resistenza.
Oggi chi arriva a Chiuppano si trova innanzi a un paese dalla doppia anima: una parte piana, segnata dall’operosità manifatturiera e ricompresa nel tratto di pianura alluvionale posta fra il Monte Summano e le Bregonze; una zona collinare che conserva gelosamente la sua ruralità e il suo verde, fatto di boschi di carpini neri, robinie e castagni. Delimitato a nord dal torrente Astico, che segna il confine con il paese di Caltrano, è solcato nel versante nord dal Rio Vaccara, affluente di destra dell'Astico, che dà origine alla Val Vaccara: una zona collinare, sottoposta a vincolo idrogeologico ed a tutela forestale, dove nel secondo Dopoguerra le estrazioni di lignite hanno portato alla luce reperti fossili di notevole importanza scientifica oggi conservati all'Università di Ferrara.
Luoghi




Via Marola 13/1,
Chiuppano
Il Museo Naturalistico delle Bregonze nasce come museo informale a cura di un gruppo di volenterosi appassionati di ambiente e di natura delle Colline delle Bregonze, costituitosi nel 2001 con la denominazione di "Anthracotherium", dal nome scientifico di un mammifero oggi estinto che ha popolato la zona del vicentino nell’Oligocene. Scopo del gruppo di studiosi è di far conoscere e di valorizzare il territorio delle Colline delle Bregonze.
Il Museo Naturalistico delle Bregonze nasce come museo informale a cura di un gruppo di volenterosi appassionati di ambiente e di natura delle Colline delle Bregonze, costituitosi nel 2001 con la denominazione di "Anthracotherium", dal nome scientifico di un mammifero oggi estinto che ha popolato la zona del vicentino nell’Oligocene. Scopo del gruppo di studiosi è di far conoscere e di valorizzare il territorio delle Colline delle Bregonze.
Il Museo ha poi trovato una sua collocazione fisica nel 2002 nelle ex scuole elementari restaurate dal Comune di Chiuppano, nella frazione collinare di Marola.
Il piccolo museo consta di un piano terra adibito a sala espositiva, dove sono collocati reperti geologici e naturalistici, riferiti a ritrovamenti locali e delle zone limitrofe: rocce e minerali del territorio, fossili tipici delle Bregonze, campioni geologici di flora e fauna, cassette entomologiche con una raccolta rappresentativa di insetti della zona collinare locale. Le collezioni esposte sono in continua evoluzione e sono il risultato di donazioni di appassionati e di studiosi
Il piano superiore del Museo è dotato di una sala per conferenze, utilizzabile anche per esposizioni.
Il Museo è curato dal Gruppo Naturalistico Anthracotherium, il quale gestisce anche il limitrofo Roccolo Moschele, l'unico roccolo con destinazione didattica in provincia di Vicenza. Il Museo collabora con istituti di formazione, scuole ed enti culturali, organizzando laboratori didattici, mostre, corsi di erboristeria e di archeologia, escursioni a tema naturalistico-ambientale e molto altro.
Il visitatore è supportato nella sua visita grazie anche ad alcuni pannelli informativi sulla storia dell'Anthracotherium Magnum e il suo ritrovamento, oltre ad altre piccole curiosità naturalistiche.
L'accesso è previsto anche per le persone con disabilità motoria.
Per l’accesso ed ulteriori informazioni, visitate il sito https://anthracotherium.wixsite.com.

Via Marola ,
Chiuppano
La lignite è un carbone fossile originatosi tipicamente da foreste del Mesozoico e del Terziario. I depositi di lignite di Chiuppano situati in località Marola presentavano un alto contenuto di pirite erano stati coltivati per fini industriali fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, le informazioni riguardanti le attività di scavo e poi della provenienza dei fossili ritrovati sono scarse.
La lignite è un carbone fossile originatosi tipicamente da foreste del Mesozoico e del Terziario. I depositi di lignite di Chiuppano situati in località Marola presentavano un alto contenuto di pirite erano stati coltivati per fini industriali fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, le informazioni riguardanti le attività di scavo e poi della provenienza dei fossili ritrovati sono scarse. Nel 1951 a Chiuppano rimaneva un unico pozzo aperto, ma non era più sfruttato. Secondo la ricerca “Il Genere Anthracotherium Cuvier, 1822, Nella Provincia di Vicenza della Dott.ssa Elena Ghetto dell’Università di Ca’Foscari di Venezia “la miniera seguiva tre banchi di lignite sovrapposti l’uno all’altro, e si sviluppava verticalmente attraverso pozzi profondi fino a 7-8 metri. Ad oggi si conosce il punto esatto delle aperture dei pozzi, anche se completamente obliterati da materiale di riporto. Restano aperti e parzialmente ripuliti unicamente due passaggi orizzontali per lo scolo delle acque di percolarmento”.
I fenomeno geologico dei fossili ha interessato il territorio di Chiuppano nel versante del torrente Astico, lungo la strada vicinale “dei Costi” in località “Salto del Beco”.
Le miniere di lignite di Chiuppano hanno portato ai nostri giorni parti anatomiche di mammiferi dell’Oligocene. Purtroppo, i primi reperti fossili degli non furono recuperati dai minatori durante gli scavi: il primo a raccoglierli fu il prof. Rando nella prima metà del secolo, ma purtroppo anche una buona parte della sua collezione si è persa. Si consideri che la presenza di pirite nella lignite ha compromesso lo stato di conservazione dei reperti, alcuni dei quali sono stati sottoposti a restauro.

Piazza
Serragli 1,
Chiuppano
Nel 1995, durante i lavori della lottizzazione residenziale denominata "Serragli", fu scoperto un manufatto interrato risalente alla Prima Guerra Mondiale. Questo bunker fortificato è uno dei primi esempi di costruzione in cemento, edificata lungo la linea ferroviaria che andava da Thiene ad Arsiero, dove la stazione di Chiuppano era luogo di smistamento di materiali per le truppe sul fronte degli altopiani. Tra l’altro i resti della ex-stazione e dell’ex-casello di Chiuppano sono ancor oggi visibili rispettivamente in Via Roma e in Via Casello.
Nel 1995, durante i lavori della lottizzazione residenziale denominata "Serragli", fu scoperto un manufatto interrato risalente alla Prima Guerra Mondiale. Questo bunker fortificato è uno dei primi esempi di costruzione in cemento, edificata lungo la linea ferroviaria che andava da Thiene ad Arsiero, dove la stazione di Chiuppano era luogo di smistamento di materiali per le truppe sul fronte degli altopiani. Tra l’altro i resti della ex-stazione e dell’ex-casello di Chiuppano sono ancor oggi visibili rispettivamente in Via Roma e in Via Casello.
Il bunker era utilizzato come deposito di armamenti e attrezzature belliche per il fronte, come tanti se trovavano nelle campagne tra Chiuppano e Piovene, sulla 3a linea di difesa costruita dal Genio Militare tra il 1917 e il 1918 nelle zone di Carrè e Chiuppano e nelle colline delle Bregonze. Durante il conflitto, furono creati degli appositi binari ferroviari circolari nei quali vennero installati i cannoni francesi “Germaine” e “La Corse”. I loro proiettili di tipo navale erano diametro 320 mm, 392 kg di peso e una gettata di circa 21 km metri; arrivarono poi anche i cannoni italiani costruiti dalle acciaierie Ansaldo con l’obiettivo di bombardare proprio le linee austroungariche di stanza sull’Altopiano.
Questo sito di archeologia bellica è stato quindi messo in sicurezza dall’Amministrazione Comunale di Chiuppano e messo a disposizione, assieme a un locale del vicino complesso edilizio, per allestire il Museo della Grande Guerra dove conservare numerosi e significativi reperti di guerra, al tempo disseminati tra associazioni d'armi e privati.
Una donazione da parte di un discendente del combattente il sottotenente di fanteria Italo Bonomo di Vicenza, morto nel 1918 a causa di una malattia causata dalle dure condizioni di vita della trincea, nella zona del Piave. Permise di completare la messa in sicurezza del sito e di renderlo agibile per ospitare i visitatori.
Nel museo sono tuttora conservati dei resti della divisa e delle medaglie di Bonomo, uno dei ‘ragazzi del ’99’
Dal 1999 la gestione dell'area museale è affidata, alla locale Associazione del Fante, che si occupa della catalogazione dei reperti, dell’arricchimento delle collezioni e dell’apertura del Museo.
A seguito della donazione da parte della famiglia di un benemerito recuperante di Thiene, il Museo è ora intitolato al donatore Maddalena Mario.

SP68 e SP369,
Chiuppano
Il territorio di Chiuppano vanta ben due collegamenti sopra il torrente Astico: il Ponte Vecchio, detto di Caltrano, su Via Costo (SP68) e il più recente Ponte dei Granatieri sulla SP369, detta “del Costo”.
Il Ponte Vecchio collega il paese con Caltrano: già presente in epoca romana, è stato a più riprese costruito e e sopraelevato nel corso del tempo. Ebbe un ruolo strategico per lo spostamento delle truppe durante la Prima Guerra Mondiale.
Il territorio di Chiuppano vanta ben due collegamenti sopra il torrente Astico: il Ponte Vecchio, detto di Caltrano, su Via Costo (SP68) e il più recente Ponte dei Granatieri sulla SP369, detta “del Costo”.
Il Ponte Vecchio collega il paese con Caltrano: già presente in epoca romana, è stato a più riprese costruito e e sopraelevato nel corso del tempo. Ebbe un ruolo strategico per lo spostamento delle truppe durante la Prima Guerra Mondiale.
Il Ponte dei Granatieri è un’opera fondamentale di collegamento della pianura vicentina con le zone montane venete e della vicina Provincia di Trento.
Il nuovo ponte in cemento armato è intitolato ai Granatieri di Sardegna, difensori del Monte Cengio durante la Prima Guerra Mondiale.
Il Ponte dei Granatieri fu costruito per migliorare la viabilità nella direzione dell’Altopiano dei Sette Comuni e per decongestionare il traffico dal centro cittadino di Caltrano. Fu realizzato in circa tre anni, grazie ad un contributo dello Stato e della Provincia di Vicenza per un costo totale di 255 milioni di lire, ed inaugurato nel novembre 1957.
Questo il ponte si eleva a circa 40 metri sul greto del fiume Astico ed ha un’arcata centrale di circa 200 metri di estensione.
Il progetto fu dell’Ufficio Tecnico Provincia di Vicenza, con la collaborazione dell'Ing. Dino Altieri di Thiene e dell’Ing. Vittorio Ronconi di Venezia. Il lavoro di costruzione fu affidato all’impresa Simonetti e Guaraldo di Treviso.

Località
Bessé,
Chiuppano
In località Bessè si trova una centrale idroelettrica in stile razionalista: la centrale idroelettrica "Ingegner Giuseppe Gavazzi", intitolata al suo progettista, fu voluta dall’allora colosso industriale Lanerossi per produrre energia elettrica destinata ai suoi stabilimenti sfruttando l'acqua del fiume Astico. E’ risaputo che sa sempre l’acqua dell’Astico è servita per dare energia alle numerose attività produttive della frazione di Bessè: mulini, magli, cartiere.
In località Bessè si trova una centrale idroelettrica in stile razionalista: la centrale idroelettrica "Ingegner Giuseppe Gavazzi", intitolata al suo progettista, fu voluta dall’allora colosso industriale Lanerossi per produrre energia elettrica destinata ai suoi stabilimenti sfruttando l'acqua del fiume Astico. E’ risaputo che sa sempre l’acqua dell’Astico è servita per dare energia alle numerose attività produttive della frazione di Bessè: mulini, magli, cartiere.
Alla metà del Novecento, la Lanerossi, fece costruire una grande centrale capace di generare 15 milioni di KW annui. L’opera, tuttora funzionante, attinge l’acqua, dalla località Meda di Velo d’Astico. L’acqua è convogliata in una lunga galleria fino allo scarico di una condotta verso due turbine con un salto di una trentina di metri.
Lo stabilimento fu inaugurato il 21 marzo 1954 e in loco venne posto anche un bronzo dedicato all’ ing. Gavazzi. Durante l’alluvione del 1966 la “brentana” dell’Astico fece il ponte del “Majo” che collegava Bessé con la sponda caltranese, poco più di una passerella in legno, che non fu più ricostruita, ma non provocò danni all’impianto.

Via Rossi,
Chiuppano
Nei pressi del torrente Astico si trovano i ruderi dell’ex cotonificio Rossi. La sua costruzione iniziò nel 1890 e fu ultimata nel 1893. Agli inizi del Novecento fu completato con la centrale elettrica della Rozzola.
Nei pressi del torrente Astico si trovano i ruderi dell’ex cotonificio Rossi. La sua costruzione iniziò nel 1890 e fu ultimata nel 1893. Agli inizi del Novecento fu completato con la centrale elettrica della Rozzola.
Questa realtà industriale impiegò centinaia di persone, in prevalenza donne, e portò dei positivi cambiamenti nella vita della popolazione locale: le condizioni economiche delle famiglie migliorarono, nel 1907 a Chiuppano e alle sue contrade giunse la luce elettrica offerta da Gaetano Rossi; nel 1908 si ebbe il collegamento del paese con il treno della linea Thiene-Piovene-Asiago. Le condizioni lavorative all’inizio del Novecento tuttavia erano talmente dure che nel 1907 le lavoratrici organizzarono un duro sciopero per chiedere una riduzione dell’orario giornaliero e un piccolo aumento della paga. La protesta fu talmente aspra che i Rossi chiesero l’intervento dei carabinieri a cavallo: nonostante ciò le donne opposero resistenza e alla fine lo sciopero ebbe successo.
Il cotonificio era “la fabbrica”, ma anche luogo di divertimento e di aggregazione, patrocinato anche dalla stessa proprietà: rimangono nella storia gli allestimenti delle feste aziendali.
Nel 1966, durante l’epocale alluvione, il canale Rossi scomparve sotto la corrente e le macchine nella centrale elettrica della Rozzola furono sommerse dall’acqua. Qui, dentro una cabina ancora esistente, erano anche collocate le pompe di sollevamento dell’acqua potabile per alimentare gli acquedotti che alla fine venenro risparmiate dalla furia dell’evento calamitoso.
L’opificio di Chiuppano fu chiuso nel 1975 e, con esso, anche la centrale elettrica sulla Rozzola fu dismessa e abbandonata al degrado.
Attività
Cercate spazi per relax e meditazione? Due opzioni sono possibili a Chiuppano, tra la quiete del centro e la pace della collina.

Casa Colere
Se volete rilassarvi in silenzio, dedicandovi alle vostre letture di viaggio o aprendovi alla cultura locale, la bilioteca civica è il buen retiro che fa per voi. La biblioteca del piccolo paese di Chiuppano ha sede in Via Colere, 5, in un settecentesco palazzo nobiliare in centro storico. Il palazzo apparteneva ai Colere, importante famiglia del patriziato chiuppanese, dalla quale uscirono figure importanti nella vita della città.
Se volete rilassarvi in silenzio, dedicandovi alle vostre letture di viaggio o aprendovi alla cultura locale, la bilioteca civica è il buen retiro che fa per voi. La biblioteca del piccolo paese di Chiuppano ha sede in Via Colere, 5, in un settecentesco palazzo nobiliare in centro storico. Il palazzo apparteneva ai Colere, importante famiglia del patriziato chiuppanese, dalla quale uscirono figure importanti nella vita della città. La data di costruzione del palazzo è scolpita sulla pietra dell’arco di ingresso della via omonima, sulla quale si legge “1713” con le iniziali B.F. corrispondenti a Baldissera Frighetto, che ne fu l’ideatore ed il fondatore. Fin dagli anni Venti casa Colere è stata l'abitazione dell'ing. Carlo Comini e della sua famiglia.
Frutto di un attento restauro 1988, l’edificio si sviluppa su tre piani a pianta rettangolare, circondato da un giardino di circa 2700 mq. Oltre alla biblioteca civica, ospita uno spazio dedicato a riunioni e a feste.

Da San Michele a San Michele
A Chiuppano, già prima dell’anno Mille secolo, esistevano due chiesette. La prima era intitolata a San Michele Arcangelo, era posta sull’omonimo colle e probabilmente era di epoca longobarda. La seconda era dedicata a San Daniele ed era collocata sul colle del castello.
Nel 1419, il vescovo di Padova Pietro Marcello rese il territorio di Chiuppano parrocchia autonoma che fu affidata per quasi tutto il XV secolo a sacerdoti tedeschi: la popolazione di Chiuppano ebbe così la possibilità di recarsi in chiesa senza dover passare il torrente Astico.
A Chiuppano, già prima dell’anno Mille secolo, esistevano due chiesette. La prima era intitolata a San Michele Arcangelo, era posta sull’omonimo colle e probabilmente era di epoca longobarda. La seconda era dedicata a San Daniele ed era collocata sul colle del castello.
Nel 1419, il vescovo di Padova Pietro Marcello rese il territorio di Chiuppano parrocchia autonoma che fu affidata per quasi tutto il XV secolo a sacerdoti tedeschi: la popolazione di Chiuppano ebbe così la possibilità di recarsi in chiesa senza dover passare il torrente Astico.
Nell'ottobre 1488 il vescovo Barozzi consacrò la chiesa più vicina al paese di San Michele, la più vicina al paese, che divenne parrocchiale.
Arrivando quindi in centro a Chiuppano ci si ritrova innanzi all’importante edificio della Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo, in Via Roma 67. Costruita a partire dal 1930, fu consacrata nel 1938, ma inaugurata solo nel 1957!
Al suo interno conserva una tela a olio raffigurante la Madonna col Bambino tra san Michele Arcangelo e un devoto. Dall'iscrizione posta nella parte inferiore, si evince che gli autori si chiamassero Michele e Carlo Segala, trattandosi forse due fratelli attivi nel territorio vicentino nella seconda metà del Seicento.
Sul catino absidale spicca un mosaico a pasta vitrea raffigurante l'Ultima cena: l'opera fu realizzata su disegno di Orlando Sorgato dalla ditta veneziana Orsoni, specializzata nella produzione e lavorazione di tessere musive. Sempre di Sorgato è il quadro a tempera raffigurante San Michele Arcangelo, dipinto del 1994 e collocato sull'altare a lui dedicato.
Fatto curioso è che il campanile sormontato dalla statua dell'Arcangelo Michele, del 1856, si trova dislocato rispetto l'attuale chiesa.
Da via Roma si prende infatti Via Benedetto Croce e si arriva innanzi alla una torre campanaria denominata “il Castello”. Procedendo su Via Rossi si prender poi a destra Via San Michele/Anello 2 delle Bregonze per salire alla Chiesa di San Michele.
Questa chiesa sorge sul colle di San Michele a soli 10 minuti a piedi dal centro del paese.
E’ un piccolo edificio a pianta rettangolare di 11,50x 7,40 metri, ad un’unica navata, con un presbiterio di 5,80x 5,10 metri. I muri sono di sasso e il tetto e in legno. All'interno si possono ancora ammirare gli affreschi quattrocenteschi della Madonna e Bimbo, San Sebastiano e San Rocco che insieme costituiscono l'Altare di San Rocco e Cristo fra due Angeli, facente a sua volta parte dell'Altare della Pietà.
La chiesa risale alla seconda metà del Quattrocento, è stato recentemente restaurata. La prima testimonianza scritta sulla sua esistenza si ritrova nel testamento di Vincenzo quondam Giulio di Chiuppano datato 17 novembre 1417.
Dall'erezione della prima cappella fino allo smembramento e separazione di Chiuppano dalla pieve matrice di Caltrano, avvenuta il 18 maggio 1419, l'arciprete di Caltrano era obbligato a celebrare la Messa in una delle due chiese, San Michele e San Daniele, almeno due volte alla settimana.
Esiste un’antica descrizione della chiesetta di San Michele a cura del vescovo di Padova Pietro Barozzi, frutto della sua visita pastorale del 29 ottobre 1488: "La chiesa di San Michele, dista da quella di San Daniele, che si trova nel luogo del castello per un tiro di sasso. […] Vi sono presenti due altari; uno aderente alla parete settentrionale, l'altro alla parte australe. Tutti questi altari sono consacrati. Il tetto, il pavimento e le capriate sono tutte in buono stato. Ha il campanile a sinistra della porta occidentale con una campanella. Ha due porte. L'altare maggiore ha una pala. Al lato destro vi è l'altare della pietà con immagini ed è costudito il SS.mo Sacramento. Questa chiesa non ha la sacrestia. Il fonte battesimale a destra della porta occidentale è ben conservato. Tutto intorno si seppelliscono i morti".
Ma la Chiesa di San Daniele dov’è?
La cinquecentesca Chiesa di San Daniele (1579) fu eretta in un luogo pianeggiante - vicino all'edificio che fino alla metà del 1400 era servito come ospizio e che in seguito era stato adibito a canonica - in sostituzione di quella al Castello, piuttosto cadente. Nel 1776 nei pressi della Chiesa di San Daniele fu costruito il nuovo cimitero. Nel 1851 la chiesa ebbe anche il suo organo: il primo costruito dalla ditta Zordan di Cogollo. In quello stesso periodo, il pericolante campanile originale a pigna realizzato verso la fine del Cinquecento, fu costruita una nuova torre campanaria, portata a termine tra il 1854 e il 1856: di fatto era troppo lontana dalla chiesa tanto da far nascere l'esigenza di un nuovo campanile. Nel maggio 1893 un concerto dì cinque campane nuove festeggiò la costruzione del nuovo campanile.
La Chiesa di San Daniele fu tristemente abbattuta intorno agli anni Sessanta del secolo scorso per far spazio al nuovo Municipio in Piazza San Daniele.
Tradizione + Folklore
Personaggi illustri
CHIUPPANO, PAESE NATALE DI NICOLO’ REZZARA
Tutti ricordiamo Nicolò Rezzara (1848-1915): promotore dell’Azione Cattolica, insegnante e formatore, precursore delle riforme sociali, che operò con molteplici iniziative sia Vicenza che a Bergamo.
Il paese di Chiuppano gli ha dato i natali: la sua casa natale è tuttora visibile in località olim Campetti Stradelle ed è di proprietà del Comune di Chiuppano.
Nicolò Rezzara proveniva da una famiglia contadina di Chiuppano e rimase orfano del padre all'età di sette anni. Fu quindi accolto da uno zio materno a Vicenza: ciò gli consentì di proseguire le scuole dell'obbligo e di successivamente di completare gli studi tecnici. Al termine del proprio percorso formativo ottenne l'abilitazione all'insegnamento superiore che esercitò sia presso il collegio cittadino Cordellina Bissari che nel Seminario vescovile. Da fervente credente, si impegnò in molteplici iniziative di stampo cattolico. Ottenne anche l'abilitazione all'insegnamento presso l'Università di Padova ma, per via del clima laicista del Collegio Comunale, rinunciò all'incarico.
In trasferta a Bergamo per partecipare al Congresso Cattolico, fu accolto dalla città e qui lasciò il segno con straordinarie iniziative: nel 1879 fondò il periodico Libertà d’Insegnamento, nel 1880 il quotidiano L’Eco di Bergamo, nel 1885 il settimanale politico Il Campanone. Nel 1891 costituì insieme al conte Stanislao Medolago Albani il Piccolo Credito Bergamasco (diventato poi Credito Bergamasco).
Si ricorda poi il suo impegno nell’Opera dei Congressi, l’attivazione delle Cucine Economiche per combattere la malattia della pellagra nei ceti più poveri, la creazione del Panificio cooperativo bergamasco, la realizzazione della Casa del popolo con l’installazione della Scuola Popolare e la Scuola Sociale Cattolica (poi Pontificio Istituto di Scienze sociali), la fondazione della Società cattolica femminile di mutuo soccorso.

Attento alle questioni legate alla vita opera fu attivo in più vertenze come mediatore e la sua attività mediazione viene indicata come fondamentale per la creazione in terra bergamasca del sindacato cattolico conosciuto come Confederazione italiana dei lavoratori, progenitrice della CISL.
La casa natale di Nicolò Rezzara a Chiuppano, chiusa ormai da svariati decenni, è stata oggetto di donazione al Comune di Chiuppano da parte della fondazione Don Andrea Spada, della fondazione Credito Bergamasco e de L’Eco di Bergamo, mediante l’acquisto e una sottoscrizione popolare con tanto di raccolta fondi con tetto iniziale di Euro 63 000,00, ossia il prezzo commerciale dell’immobile. Gli obblighi del Comune a fronte della donazione erano di restaurarla e utilizzarla in futuro per scopi culturali e sociali nello spirito filantropico del Rezzara, intitolandone una parte all’illustre uomo.
Chiuppano, storico hub ferroviario
LA VACA MORA
Nell’immaginario dei vicentino si tramanda ancora l’immagine della Vaca Mora.
Agli inizi del Novecento il trasporto su treno cambiò radicalmente il modo di spostarsi della popolazione di Chiuppano e non solo. La biglietteria della stazione di Chiuppano, che faceva servizio anche per il comune di Caltrano, vide il transito di migliaia di persone: militari, lavoratori, emigranti, gente che si spostava per viaggi di piacere e studenti, i quali ebbero finalmente la possibilità di frequentare scuole e istituti un tenpo inarrivabili.
La Vaca Mora era il termine popolare con il quale veniva chiamato il treno a vapore che saliva dalla pianura vicentina fin sull’Altopiano di Asiago; poi con lo stesso termine ci si riferì anche ai treni a vapore di montagna, alcuni dotati di cremagliera. L’origine di questo curioso nome sta in un aneddoto: nel tempo in cui la vacanza era ancora villeggiatura, i mariti facoltosi mandavano le consorti in villeggiatura ad Asiago per un soggiorno sulla neve, affidandole ai maestri di sci perché imparassero questo sport. Salendo poi sull’Altipiano per riportare a casa le mogli, si narra che qualche ferroviere in vena di scherzi pose una traversina in ferro sul fumaiolo della locomotiva; in questo modo il fumo usciva biforcandosi e formando quindi la sagoma di due corna … . Leggende metropolitane a parte, resta il fatto che il passaggio della Vaca Mora tra i campi di Chiuppano marcava una pausa nell’attività dei contadini: gli sguardi erano tutti per quella mucca in acciaio che sfrecciava di corsa e rumorosamente sull’ultimo lembo di campagna vicentina.

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