Carrè, un segnavia tra storia e religiosità
Focus
Forse l’aspetto ciottoloso del suo territorio (dal celtico car:sasso) o i suoi appezzamenti dalla forma quadrangolare hanno ispirato il curioso nome di questo paese. Carrè, o meglio l’antica Carrade o Carade, come figura nella lapide della Madonna della Fratta, può vantare origini molto antiche, sicuramente preromane, anche se difficilmente databili. Partiamo con certezza allora dal Medioevo, intorno al XII, quando la località di Carrade era già un feudo, con tanto di castello, della famiglia Capra o Capella, la quale intratteneva rapporti di ordinaria inimicizia con le vicine signorie di Piovene e di Thiene. Tuttavia i Capra mantennero saldo il controllo del territorio fino ai tempi della Serenissima, salvo pochi cedimenti: sotto Ezzelino III, dal 1236 al 1259, e sotto gli Scaligeri, dal 1344 al 1363. Eppure nel 1337, durante la dominazione scaligera, il territorio di Carrè fu annesso amministrativamente al Vicariato civile di Thiene fino alla fine del XVIII secolo.
Nel 1413 un gruppo di invasori Ungari si presentò con l’inganno a Carrè, chiedendone la resa. I difensori del castello resistettero anche sotto la minaccia di esser trucidati: la Repubblica di Venezia premiò la fedeltà di Carrè levando il dazio sul sale, ma questo non impedì lo smantellamento del castello di Carrè da parte dei Veneziani.
I carradiensi litigarono con la vicina Chiuppano per i confini, almeno fino al 1623; i paesi poi furono aggregati assieme al territorio di Piovene, per esser di nuovo separati nel 1814, durante il Regno d'Italia napoleonico, quando fu istituito il Comune di Carrè, insieme con Chiuppano. Nel 1911, dopo una dura lotta d’opposizione, i chiuppanesi guadagnarono l’autonomia. Oggi i due Comuni convivono in serenità e condividono con fierezza parte del territorio delle Bregonze.
Durante la Prima Guerra Mondiale Carrè divenne un paese del fronte; patì diversi bombardamenti, dopo l'invasione della Valdastico del 1916, e la sua popolazione divenne profuga di guerra. Le stesse Colline delle Bregonze divennero un baluardo di difesa tra reticolati e trincee e videro cadere numerosi combattenti. Anche durante la Seconda Guerra Mondiale si ebbero numerose vittime tra soldati e partigiani.
Il dopoguerra fu altrettanto difficile, soprattutto da un punto di vista occupazionale. La rinascita del paese fu possibile anche grazie all’installazione di realtà manifatturiere sul territorio.
Oggi Carrè si presenta come un placido paese a vocazione prevalentemente rurale, con una pianura ben coltivata, costellata a tratti da alcuni boschi di robinie, salici, frassini e carpini tra il colle Zavagnin e il Rua.
Ad ovest si estende verso le Colline delle Bregonze, solcate dalle Valli dei Tavani, degli Spillare, dei Tassi e dei Vaccari.
Ed è proprio qui che nasce uno dei principali corsi d’acqua che delimitano le Bregonze: il torrente Igna.
Luoghi
Via Padre
Girolamo Apolloni,
Carrè
E’ la testimonianza tangibile della storia della potente famiglia dei Conti Capra, feudatari di Carrè sin dai primi anni del XII secolo che videro dar lustro al loro lignaggio quando nel 1648 l'Imperatore Ferdinando III conferì il titolo di marchese al conte Odorico Capra. Tuttavia, già nel XVII i Capra furono costretti ad abbandonare il loro castello e a trasferire la loro residenza in pianura, quando il territorio di Carrè fu annesso alla Repubblica di Venezia. Questa dimora nobiliare fu quindi costruita tra 1444 e 1446, come attestano i "millesimi" scolpiti nel portico del corpo padronale. Nel 1860 la villa passò alla famiglia Filippi. Oggi è adibita a residenza privata di proprietà della famiglia Carretta.
E’ la testimonianza tangibile della storia della potente famiglia dei Conti Capra, feudatari di Carrè sin dai primi anni del XII secolo che videro dar lustro al loro lignaggio quando nel 1648 l'Imperatore Ferdinando III conferì il titolo di marchese al conte Odorico Capra. Tuttavia, già nel XVII i Capra furono costretti ad abbandonare il loro castello e a trasferire la loro residenza in pianura, quando il territorio di Carrè fu annesso alla Repubblica di Venezia. Questa dimora nobiliare fu quindi costruita tra 1444 e 1446, come attestano i "millesimi" scolpiti nel portico del corpo padronale. Nel 1860 la villa passò alla famiglia Filippi. Oggi è adibita a residenza privata di proprietà della famiglia Carretta.
La villa conserva ancora la sua forma originaria: la facciata del corpo padronale, realizzata in stile gotico, presenta una loggia composta da cinque grandi arcate a sesto acuto in pietra di Piovene che poggiano su capitelli dorici.
Lo schema della villa è quello di una corte chiusa con attiguo brolo. Il complesso è composto da tre edifici: la casa dominicale posta sul lato nord, la barchessa affiancata sul lato occidentale, la torre colombara che si eleva nell'angolo sud-orientale della corte, unita alla residenza dal solo muro di recinzione.
Nel retro si trovano degli annessi rustici e dei monumenti antichi, come una fontana ricavata da un'antica tomba romana, profondamente modificata nel corso dei secoli.
Piazza
XI febbraio 4,
Carrè
Colpisce subito la facciata di quest’imponente chiesa che s’impone sulla piazza. In stile rinascimentale, è caratterizzata da due celle campanarie che architettonicamente la rendono armonica e lasciano ampio respiro al vivace dipinto su fondo d’oro a finto mosaico della lunetta raffigurante Maria Assunta.
Nei piloni sovrastanti le statue, due angeli completano la decorazione della facciata tutta tinta ad olio e resa vivace da fasce ornamentali e da motivi decorativi.
Nei piloni laterali inferiori si trovano invece due statue in marmo: San Lorenzo e Santa Lucia, opera della famiglia di decoratori Cavallini e figli di Pove.
Colpisce subito la facciata di quest’imponente chiesa che s’impone sulla piazza. In stile rinascimentale, è caratterizzata da due celle campanarie che architettonicamente la rendono armonica e lasciano ampio respiro al vivace dipinto su fondo d’oro a finto mosaico della lunetta raffigurante Maria Assunta.
Nei piloni sovrastanti le statue, due angeli completano la decorazione della facciata tutta tinta ad olio e resa vivace da fasce ornamentali e da motivi decorativi.
Nei piloni laterali inferiori si trovano invece due statue in marmo: San Lorenzo e Santa Lucia, opera della famiglia di decoratori Cavallini e figli di Pove.
Le prime notizie sulla chiesa arcipretale di Carrè datano del 1488, quando il Vescovo Pietro Barozzi effettuò una visita nel paese e trovò già una chiesa di notevoli dimensioni: la cappellina dell'altare maggiore con i due altari minori ai lati venne consacrata in quell'occasione, mentre fu ordinata la demolizione del quarto altare addossato alla parete meridionale dell'edificio. L’antica chiesa arcipretale fu demolita nel 1875. Giusto un anno prima, infatti, erano iniziati i lavori di costruzione dell’attuale chiesa, a navata unica su disegno dell’architetto Gio.Batta Dalla Vecchia di Vicenza. La nuova chiesa fu ultimata nel 1878 e intitolata a Santa Maria Assunta nel 1938.
Al suo interno si ritrovano dei manufatti artistici di rilievo: la “Pietà con la Vergine e San Giovanni Evangelista” (1480) nel tabernacolo di Nicolò da Cornedo dell'Altare del Redentore; il dipinto di “San Marco Evangelista” (1717), collocato in controfacciata e realizzato da Francesco Balante da Thiene; “L'Assunzione di Maria” (XVII sec.), sulla parete absidale, opera del vicentino Antonio Scajaro; la tela con la “Madonna del Rosario” (1611).
Le decorazioni pittoriche furono realizzate in soli sei mesi da Capuzzo Domenico e i suoi fratelli, di Legnago, allievi del rinomato pittore Don Demetrio Alpago. L’allora Arciprete, Don Gaspare Marangon, aveva dapprima concordato il progetto pittorico con Don Demetrio: sfortunatamente egli morì inaspettatamente, cadendo dalle impalcature del cantiere delle Chiesa a Megliadino San Fidenzio, ma la maestranza dei Capuzzo riuscì a continuare ed a portare a compimento la decorazione così come ideata dal Maestro.
La Chiesa fu dotata poi di un organo liturgico della celebre fabbrica dei fratelli Zordan di Caltrano e di campane della rinomata ditta De’ Poli di Vittorio Veneto.
Piazza
XI febbraio,
Carrè
Costruita nel 1376 da Giovanni quondam Bartolomeo della famiglia dei Conti Capra, come attesta l'iscrizione scolpita sulla facciata, questa piccola chiesetta fu per molto tempo il punto di riferimento liturgico dei carradiensi. Dal 1592 tuttavia il vescovo vi vietò la celebrazione delle messe e pertanto essa fu riconvertita a diverse funzioni sociali ed a sede espositiva.
E’ una chiesa di piccole dimensioni, ad un'unica navata con le capriate lignee a vista che conserva al suo interno un pregevole altare in legno e un dipinto attribuito a Giulio Carpioni, pittore veneto attivo vissuto tra 1613 e 1678.
All’esterno sono visibili una meridiana del 1662 e un antico trittico affrescato di stile tardogotico, raffigurante la Madonna delle Grazie con due Santi.
Via Monte
Ortigara,
Carrè
E’ una chiesa situata sui colli in località “Frata” e per questo viene detta “Madonna della Frata o Fratta". Ultimata nel 1492 e dedicata alla Madonna della Neve, era una volta di proprietà della nobile famiglia Piovene e successivamente del Generale di Genio Gaetano Fiorasi.
Sopra la porta maggiore, una lapide ricorda che la costruzione della chiesa iniziò il “2 Giugno 1491 a lode di Dio ed a gloria della Vergine e di San Pancrazio”.
E’ una chiesa situata sui colli in località “Frata” e per questo viene detta “Madonna della Frata o Fratta". Ultimata nel 1492 e dedicata alla Madonna della Neve, era una volta di proprietà della nobile famiglia Piovene e successivamente del Generale di Genio Gaetano Fiorasi.
Sopra la porta maggiore, una lapide ricorda che la costruzione della chiesa iniziò il “2 Giugno 1491 a lode di Dio ed a gloria della Vergine e di San Pancrazio”. Nel suo interno è conservata una statua in marmo, scolpita nel 1590 da Girolamo Dal Toso vicentino, raffigurante appunto la Madonna che regge un dolce bambino. La statua rinserrata dentro un altare ligneo ha perduto la brillantezza del colore originale.
La popolazione di Carrè ha sempre avuto una devozione vivissima per la Madonna della Fratta, tanto che questa semplice chiesa campestre, da secoli meta di processioni, ha guadagnato l’improprio appellativo di “santuario”.
Attività
Passeggiare lentamente lungo le vie o percorre in bici i sentieri di Carrè è il modo migliore per calarsi in un contesto rurale di una sobria eleganza e di natura variopinta.
Di Arco in Arco
Partendo dalla comoda Piazza IV Novembre, dove ha sede il palazzo municipale, si è accolti dall’antistante casa della famiglia Maculan: costruita nel 1908 ed adibita a ad albergo-trattoria, dal 1954 è utilizzata come residenza privata. Scorrendo per via Roma, la sfida è identificare la vecchia meridiana del civico 60 della vicina Via Pietrarossa: in questa stradina sorge una dimora rurale con arco, costruita intorno al 1860, di proprietà della famiglia Lanaro ad oggi ancora abitata.
Partendo dalla comoda Piazza IV Novembre, dove ha sede il palazzo municipale, si è accolti dall’antistante casa della famiglia Maculan: costruita nel 1908 ed adibita a ad albergo-trattoria, dal 1954 è utilizzata come residenza privata. Scorrendo per via Roma, la sfida è identificare la vecchia meridiana del civico 60 della vicina Via Pietrarossa: in questa stradina sorge una dimora rurale con arco, costruita intorno al 1860, di proprietà della famiglia Lanaro ad oggi ancora abitata.
Ritornando poi verso Via Roma, si può catturare con lo sguardo la Chiesa Arcipretale da un’insolita prospettiva laterale. Passeggiando lungo l’arteria centrale di Carrè ci si accorge di come la cifra architettonica dell’arco caratterizzi buona parte degli edifici del paese.
Arrivati davanti la Chiesa Arcipretale e la Chiesetta di Santa Lucia, ci si può fermare e puntare lo sguardo verso via Santa Lucia. Qui si scorge un interessante arco, non soltanto per l’aspetto architettonico, ma anche per le caratteristiche storiche della sua struttura. Infatti, in alto, nella parte centrale dell’arco, è visibile una targa in ferro con la scritta “L’Union A.D. 1828” (l’Union era una Società di assicurazioni, Anno Domino 1828, anno in cui forse venne affissa la targa). Sopra la targa si nota una nicchia con un dipinto dalle immagini un po’ sbiadite raffigurante Sant’ Antonio che regge un bambino. Oltre l’arco, si apre un cortile dove si affacciano alcune abitazioni: in passato questo cortile era denominato “Corte Iorati” per gli animali allevati dagli abitanti delle case circostanti.
Volgendo lo sguardo nella direzione opposta della Via Santa Lucia, si scopre un’elegante palazzina costruita intorno alla metà del XIV secolo e appartenuta alla famiglia Capra: villa Apolloni. Dal 1850 questa villa passò appunto alla Famiglia Apolloni che ha conservato le diverse caratteristiche originali della vecchia villa. All’interno dell’edificio sono ben conservati ancora alcuni affreschi che rappresentano vari uccelli: in particolare uno di essi raffigura un “leone alato”. La villa è tuttora abitata da un discendente della famiglia.
A pochi passi, all’arco del civico 74 di Via Roma, ci si trova innanzi la “Corte dei Bertoldo”: un ampio cortile a forma quadrangolare e intorno sei abitazioni che rispecchiano la tipologia delle case contadine di un tempo.
Eremiti ed Eremi